Mi piacerebbe affrontare in questo articolo un argomento spigoloso, puntuto, che però mi auguro di mantenere lontano da eventuali e facili polemiche. Da formatore cercherò comunque di rimanere, per quanto possibile, imparziale perché su questo argomento si sono accapigliati esperti e non esperti, sostenitori e detrattori.
La meditazione va bene sempre?
La meditazione serve a tutti?
Devo dire che in tanti anni di formazione e auto-formazione questa domanda torna regolarmente ad affacciarsi alla mia mente e, di volta in volta, le risposte che trovo si arricchiscono di nuovi elementi, complice senz’altro il percorso formativo che nel mio caso non si ferma mai.
Questa rubrica compie due anni, e ciò vi assicuro ha per me dell’incredibile.
Vi scrivo da questa rivista da due anni ma, a dire il vero, mi pare di aver appena iniziato e sento sempre la stessa emozione per il privilegio di poter comunicare con tante persone in così tanti luoghi differenti.
Immagino come questo piccolo ma capillare libricino giunga in luoghi i più disparati e finisca nelle mani di così tante persone. Immagino quindi che qualcuno, magari casualmente, sfogliandolo, lasci cadere l’occhio su questo articolo che parla di consapevolezza e meditazione, argomento così particolare, così strano… così poco comune.
Potere della comunicazione, potere della tecnologia…
È il tempo della Paura, inutile nasconderlo, inutile mascherarlo.
Come più volte affermò l’immenso Emanuele Severino, una delle più brillanti menti del secolo scorso, le parole custodiscono una saggezza nascosta che nasce ancor prima del loro significato conosciuto. Ne sono ben conscio e infatti ogniqualvolta incontro una parola di cui intendo studiare il significato, innanzitutto ne cerco l’etimo.
Paura ha radici lontane e proviene dal latino Paveo, termine che ha a che fare con l’essere intimorito, atterrito, messo a terra appunto. Infatti si tratta della stessa radice che ha prodotto la parola Pavimento. Essere preda della paura ci schiaccia, ci fa cadere dalla paura appunto.
Lo scorso numero di Occhi ha visto alcuni lettori scrivermi per l’articolo “Mente e Cuore…”, più che un articolo sulla meditazione è sembrato un’analisi della società moderna, un punto di vista su come sia la realtà in cui viviamo.
Lo voleva essere, certo, ma dal punto di vista di chi utilizza uno strumento come la meditazione per creare e espandere la consapevolezza propria e di coloro che a me si affidano per questo percorso. Il fatto che “insegni” (tra mille virgolette) a meditare non significa che sia una specie di anacoreta privo di contatti con la società o peggio che la meditazione, come per altro spesso si pensa, spenga l’intelletto di chi la pratica facendosi andar bene tutto quello che accade.
Tutt’altro!
La riflessione di questo articolo parte da lontano, molto lontano, forse addirittura dalle origini della mia ricerca fin quando, da ragazzo, iniziai a interrogarmi sul significato della vita e su come, in questo spaccato di storia e di civiltà, noi occidentali abbiamo affrontato questa avventura.
Prima un piccolo chiarimento, cosa intendo per occidentale perché non vi siano fraintendimenti e soprattutto idee separative o pseudo-razziste. Semplicemente intendo una modalità di pensare, un impianto strutturale della mente che ha le radici ben piantate nell’occidente fin da quando, nell’antico bacino greco più di 2.500 anni fa, abbiamo abbandonato l’interpretazione della realtà attraverso il Mythos e abbiamo abbracciato il Logos.
In pratica si è lasciata una visione olistica, come si direbbe ora, e si è iniziato ad analizzare, scandagliare, differenziare la realtà cogliendone i particolari, spezzettandola (passatemi il termine) nel tentativo di giungere alla Verità.
Ed ecco che nacque la filosofia, cosi come la conosciamo, e la logica con le sue deduzioni.
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