Dicembre 2020
Meditazione sì… meditazione no…
Mi piacerebbe affrontare in questo articolo un argomento spigoloso, puntuto, che però mi auguro di mantenere lontano da eventuali e facili polemiche. Da formatore cercherò comunque di rimanere, per quanto possibile, imparziale perché su questo argomento si sono accapigliati esperti e non esperti, sostenitori e detrattori.
La meditazione va bene sempre?
La meditazione serve a tutti?
Devo dire che in tanti anni di formazione e auto-formazione questa domanda torna regolarmente ad affacciarsi alla mia mente e, di volta in volta, le risposte che trovo si arricchiscono di nuovi elementi, complice senz’altro il percorso formativo che nel mio caso non si ferma mai.
Il costante confronto con altri formatori o con i miei docenti mi fa pensare che la meditazione sia e rimanga uno strumento meraviglioso, importantissimo ma che non sia il classico vestito adatto a tutte le stagioni, per ogni e qualsivoglia malessere che si sta accanendo su questa società e quindi come tutti gli strumenti va posto sotto una lente critica.
Ed ecco la nota polemica…
La corrente mercificazione della meditazione come panacea di tutti i mali facendola entrare, a ogni costo, nel novero dei rimedi a tutto è, lasciatemelo dire, quanto meno poco seria. In commercio si trovano manuali che, attraverso la meditazione, curano le più disparate malattie e allo stesso modo si incontrano i più disparati professionisti che propongono percorsi meditativi per ogni ambito e situazione.
Il problema di fondo, da tener ben presente per chiunque intraprenda questa via, è che la meditazione non nasce per far dormire meglio, togliere l’ansia, risollevare dai mali che affliggono le società occidentali compresse in un mondo di sola materialità.
Certo, questi sono effetti che si possono osservare in chi medita, si nota che affiora la pace interiore, si irrobustisce l’autostima e molti altri benefici anche fisici, ma deve essere chiaro che questo non è lo scopo, sarebbe ben poca cosa se questa fosse la finalità di una pratica spirituale che in alcuni luoghi del mondo si perpetua da millenni, non pensate?
Quindi…
Dovremmo tener presente, quando iniziamo un percorso di meditazione, che i metodi appresi sono di certo utili e daranno i loro benefici, ma vi è tutto un entroterra di tradizione e insegnamenti che devono essere portati alla nostra attenzione. Per coltivare una buona pratica meditativa non possiamo dimenticarci della sfera etica, ad esempio, oppure non possiamo glissare su tutte quelle facoltà nutrienti per la mente senza le quali la pratica meditativa diventa meccanica, riduttiva e acquisisce le caratteristiche della pillola per stare meglio, della prescrizione medica alla ricerca della salute perduta.
Tanto per fare un esempio iperbolico, se per lavoro costruite mine antiuomo la meditazione non fa per voi. Assumete della valeriana e vedrete che il buon sonno tornerà di sicuro.
Questo mia riflessione non desidera essere un giudizio sulle scelte che facciamo quando ci approcciamo a un percorso di meditazione, piuttosto la mia è una preghiera perché portiate alla vostra attenzione gli scopi e i motivi per cui avete deciso di entrare in questa via.
Perché la meditazione diventi uno strumento trasformativo, l’ho già più volte scritto da queste pagine, non è sufficiente mettersi a gambe incrociate su un bel cuscino, è necessario abbracciare tutto ciò che questa meravigliosa pratica porta con sé, lasciarsi compenetrare e affidarsi alla pratica non è certo confinabile al solo e semplice “inspira ed espira…”